Contatti
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Indirizzi
Studio 1: Via Luigi Carlo Farini 3, Bologna, 40124
Studio 2: Via Paolo Bovi Campeggi 16/B, Bologna, 40131
Studio 3: Via Francesco Tadini 1, Novara, 28100
<< Conoscere la propria oscurità è il metodo migliore per affrontare le tenebre degli altri.>>
Carl Gustav Jung
Laurea con lode in Psicologia Clinica e di Comunità.
Specializzazione Quadriennale in Psicoterapia Analitica e Gruppoanalisi.
Specializzazione Quadriennale in Psicoterapia con Metodo Psicodrammatico Analitico Integrato.
Counselor per la coppia e per la famiglia.
Iscrizione Albo della Regione Lombardia N° 03/7838 del 11.02.2004
P.IVA N° 01982870030
Ho scelto di svolgere questa grandiosa professione, orientata da una significativa, autentica, radicata e profonda spinta interiore ad occuparmi dell’Altro e della sua sofferenza.
Il percorso psicoterapeutico consente al Paziente di osservare, esplorare, esaminare, le proprie credenze, i propri vissuti, le proprie prerogative di personalità, il proprio funzionamento psichico (nei suoi aspetti funzionali ed in quelli disfunzionali) con una raffinata intensità, un’accuratezza ed una fine attenzione raramente sussistenti, dal mio punto di vista, in relazioni umane di altra natura e/o tipologia.
La percezione che il Paziente riponga la propria fiducia
- 🔻 negli strumenti di competenza da me acquisiti
- 🔻 nella disponibilità ad un ascolto attivo
- 🔻 e nella qualità della relazione terapeutica, ingenera sempre, costantemente, in me un vissuto di pienezza e di gioia impagabili.
Affiancare il Soggetto nel percorso psicoterapeutico di cui Egli è protagonista assoluto, mettendo a nudo le proprie specificità di funzionamento psichico, fragilità ed aree di sofferenza, finalizzato ad alleviare la circostanza di dolore (talora di paralisi emotiva e di limiti invalidanti al vivere), rappresenta per me un onore ed un genuino privilegio.
Il processo con cui il Paziente percepisce progressivamente che il Terapeuta fa il tifo per Lui, ne è alleato ed affidabile sostenitore, nell’obiettivo condiviso di riparare alla ferita psichica che lo ha colpito, è un’esperienza straordinariamente appagante ed ogni traguardo raggiunto dal Paziente (sul piano intrapsichico o di obiettivo conseguito nella realtà esterna) è foriero di una forza vitale indescrivibile!
In fase di realizzazione

<< Non sappiamo niente dell'uomo, molto poco. La sua psiche dovrebbe essere studiata perché siamo l'origine di tutti i mali che esistono.>>
Carl Gustav Jung
<< Il primo dovere dello psicologo scientifico sta nel mantenersi aderente ai fatti vitali della psiche, nell'osservare con esattezza questi fatti, aprendosi in tal modo a quelle esperienze più profonde delle quali non ha assolutamente conoscenza.>>
Carl Gustav Jung
<< La vita è un processo in cui si deve costantemente scegliere tra la sicurezza (per paura e per il bisogno di difendersi) e il rischio (per progredire e crescere). Scegli di crescere almeno dieci volte al giorno.>>
Abraham Maslow
<< Possano le vostre scelte riflettere le vostre speranze e non le vostre paure.>>
Nelson Mandela
<< Di regola le grandi decisioni della vita umana hanno a che fare più con gli istinti che con la volontà cosciente e la ragionevolezza.>>
Carl Gustav Jung
<< Il problema dell'amore è una delle grandi sofferenze dell'umanità e nessuno dovrebbe vergognarsi di pagare il suo tributo.>>
Carl Gustav Jung
<< Chi non rischia nulla non fa nulla, non ha nulla e non è nulla. Può evitare le sofferenze e l'angoscia, ma non può imparare, sentire, cambiare, crescere, progredire, vivere o amare. È uno schiavo, incatenato dalle sue certezze o dalle sue assuefazioni.>>
Leo Buscaglia
<< La nostra psiche è costituita in armonia con la struttura dell'universo, e ciò che accade nel macrocosmo accade egualmente negli infinitesimi e più soggettivi recessi dell'anima.>>
Carl Gustav Jung
<< Non vi è nulla di più difficile da tollerare che sè stessi.>>
Carl Gustav Jung
<< La migliore preparazione per domani è fare del tuo meglio oggi.>>
H. Jackson Brown Jr.
<< La felicità è quando ciò che pensi, ciò che dici e ciò che fai sono in armonia>>
Mahatma Gandhi
<< Estremamente breve e travagliata è la vita di coloro che dimenticano il passato, trascurano il presente, temono il futuro: giunti al momento estremo, tardi comprendono di essere stati occupati tanto tempo senza concludere nulla.>>
Seneca
<< La vita umana è un esperimento dall'esito incerto.>>
Carl Gustav Jung
<< A quanto possiamo discernere, l'unico scopo dell'esistenza umana è di accendere una luce nell'oscurità del mero essere.>>
Carl Gustav Jung
<< Abbiamo bisogno di più consapevolezza della natura umana, perché l'unico pericolo reale che esiste è l'uomo in se stesso.>>
Carl Gustav Jung
<< Dire che non hai tempo di migliorare i tuoi pensieri e la tua vita è come dire che non hai tempo per fermarti a fare benzina perché sei troppo impegnato a guidare. Alla fine sarai comunque costretto a fermarti.>>
Robin Sharma
Nel corso dell'attività ospedaliera ultradecennale mi sono occupata di tipologie cliniche diversificate afferenti a patologie organiche/lesioni, oppure a processi infettivi
che ingenerano nei pazienti laceranti stati emotivi di grande sofferenza psicologica o cambiamenti che sconvolgono la qualità e la gestione del proprio percorso esistenziale.
- Pazienti in insufficienza renale con diagnosi pre-dialitica, in emodialisi o in dialisi peritoneale.
- Pazienti in attesa di trapianto o trapiantati.
Pazienti colpiti da:
- Sclerodermia.
- Lupus eritematoso sistemico, Sindrome di Raynaud e patologie infiammatorie di natura autoimmune.
- Sclerosi multipla.
- Disturbi della sfera psicosomatica, sui piani internistico, gastrointestinale e dermatologico.
- Cefalee con o senza aura.
- Vasculopatie progressive e/o invalidanti.
- Infine, Valutazione e supporto a pazienti con diagnosi di obesità e indicazione ad intervento chirurgico di dimagrimento.
- Criticità della compliance e dell'adesione al piano farmacoterapeutico.
- Affiancamento al risveglio del paziente in circostanze di rianimazione.
- Formazione di un team di reparto per la comprensione, l'analisi e la gestione dei casi critici in situazione di degenza ospedaliera.

Anorgasmia maschile e femminile, definizioni e cause
Il bacio, differenze tra M e F. Ricerche sociali
Il bacio, fisiologia ed importanza
Il desiderio sessuale, le sue componenti








Studio collocato in Via Luigi Carlo Farini 3, Bologna, 40124



Studio collocato in Via Francesco Tadini 1, Novara, 28100
<<Mi dispiace, di pomeriggio mi sono involontariamente addormentato sul divano, ormai per stasera dubito di riuscire ad uscire>>.
<<Questa sera dò buca, non esco perché devo aspettare la telefonata di un mio ex compagno di liceo, quindi sono più comodo a ricevere la telefonata da casa>>.
<<Mi ero dimenticato che oggi il collega avrebbe portato in ufficio salatini e pizzette per festeggiare il proprio compleanno, quindi resto qui in ufficio non esco più, ti dò pacco, non avertene>>.
<<Ehi, scusa se ti dò pacco, mi sono ricordato che stasera devo compilare i moduli per la sicurezza aziendale>>.
Per facilitare la lettura e la comprensione del lettore, enumero alcuni profili di personalità soggiacenti al meccanismo psicologico dell'individuo tirapacchi patologico:
1. In ordine di frequenza statistica, la stragrande maggioranza dei succitati episodi è riconducibile alla condotta dell'Individuo narcisista.
Alla luce della maggioranza statistica rappresentata da questo stile personologico e di condotta, ritengo opportuno destinarvi uno spazio esplicativo più ampio.
L'Individuo narcisista, maschio o femmina che sia, nutre al di sopra di pressoché qualsiasi altro sentimento una preoccupazione costante per sé stesso/a, (una preoccupazione che può essere farcita, colorata, da sfaccettature emotive in gradi differenti quali ansia o angoscia, a seconda delle differenze di personalità, sia pur restando per questo tipo di Soggetto, una dimensione dominante).
Le attenzioni, le interpretazioni, i pensieri e le condotte sono orientate esclusivamente o in misura predominante su ciò che Egli/Ella giudica significativo (il proprio successo carrieristico, il ruolo rivestito in ambito lavorativo, il prestigio sociale, il riconoscimento di ceto, l’appartenenza a gruppo distintivo o classe, la conservazione di propri beni materiali, possedimenti o la spinta all’accumulo di questi stessi, la considerazione della propria salute, eccetera eccetera ).
Tutto, incluse le relazioni, è vissuto, percepito ed interpretato in funzione di sé stesso/a.
Il Narcisista non sente alcun interesse genuino ed autentico ad entrare in relazione, non percepisce neppure le caratteristiche del suo interlocutore (o 'bersaglio'), le sue esigenze, i suoi bisogni, le sue modalità di approcciare il mondo o di vivere la relazione con l'Altro.
Talmente poco Egli/Ella è interessato/a genuinamente e profondamente all'Altro che sarà anche poco propenso/a a conoscerlo/a, a chiedere come l'Altro viva i sentimenti, come stia, come trascorra il proprio tempo lavorativo, quali sogni Egli/Ella nutra.
Il Soggetto narcisista osserva il proprio interlocutore 'su un piano superficiale', non comprende come l'Altro stia, non è spinto da una curiosità sincera, bensì si limita ad estorcere informazioni utili per mettere in scena la propria manifestazione o ostentazione di competenza, successo, abilità, guadagno economico... eccetera eccetera.
Egli strumentalizza l'Altro ai soli fini (perlopiù inconsapevoli) di ottenere riconoscimento e conferma del valore di sé: una volta ottenuto questo, vale a dire un riscontro della propria desiderabilità, (o così Egli/Ella lo interpreta), del proprio carisma, della propria abilità seduttiva, non avvertirà il desiderio, né il piacere più viscerale di trascorrere il tempo con quel Soggetto, non costruirà nulla sul piano di una relazione a medio-lungo termine, non sarà in grado di intessere una relazione significativamente profonda ed autentica, poiché il suo obiettivo, il suo interesse strumentale ed inconscio è già stato soddisfatto, il suo bisogno psicologico profondo è stato appagato.
In questa tipologia di profilo, l'Altro è strumentalmente un 'mezzo', uno strumento, per rinforzare la stima di sé (situazione che per questo tipo di Soggetto non è mai conseguita in via definitiva, Egli/Ella vive una costante e regolare messa alla prova di sé nella ricerca immutabile, talvolta inconsapevole, dell'approvazione e dell'ottenimento del giudizio favorevole; nel Narcisista ogni contesto, circostanza, cornice esistenziale, viene percepito come uno schema comparativo e valutativo).
L'incontro con l'Altro diviene in questo meccanismo psichico, una sorta di convalida, accertamento o verifica (talora inconscia, talvolta conscia)
<<Io piaccio>>
<<Io ottengo regolarmente l'attenzione dell'Altro>>
<<Io ho successo con le donne, ho conquistato l'ennesima preda>>.
Anche laddove il Soggetto narcisista 'si adoperi nello sforzo' di mantenersi fedele all'obiettivo della propria conquista, suo malgrado, per quanto mosso da dichiarate buone intenzioni, il suo slancio motivazionale si rivelerà poco durevole, incapace di alimentare e conservare la fiamma di un interesse vivo sulla propria/o interlocutrice/interlocutore; talvolta persino lui/lei stesso/a potrebbe definirsi disorientato/a o stupefatto/a di ciò:
il suo interesse iniziale (di superficie) va scemando inevitabilmente.
L'interlocutore può esercitare un esiguo o nullo intervento sulla qualità e sulla costanza motivazionale del Soggetto narcisista, nella misura in cui quest'ultimo non è genuinamente interessato ad entrare in relazione con lui/lei, bensì il nucleo della sua motivazione psicologica sta nel vedersi (= vedere se stesso), riconoscersi (= riconoscere se stesso) attraverso il plauso dell'Altro, la sua approvazione, la sua ammirazione, il riscontro della sua stessa grandiosità, non altri scopi diversi da questo.
Nelle generazioni attuali, più moderne, spesso il giovanissimo Narcisista utilizza i messaggi per contattare l'Altro (attraverso chat o siti di incontro specifici) assistiamo ad alcune modalità curiose, bizzarre, ad esempio il Soggetto narcisista chiede appuntamenti a cui poi potrebbe mancare persino regolarmente:
chatta per chiedere un incontro, una volta avuta la conferma che la persona <<è disponibile>> all'appuntamento, e dunque lui è desiderabile, è sufficientemente attraente agli occhi dell'Altro, (poiché avrà avuto la conferma o il riscontro che l'Altro ha accettato di incontrarlo alla richiesta di appuntamento) molto spesso, prevedibilmente, il Narcisista disdice, rinvia ripetutamente, slitta, poiché il suo obiettivo è attestare, attraverso l'Altro, che la persona si rende disponibile per lui, alla luce della sua magnificenza e della sua seduttività.
Una volta raggiunto il traguardo psichico Egli/Ella non ha "necessità di usare il tempo dell'incontro" e con elevata probabilità mancherà all'appuntamento.
2. Un'altra tipologia di meccanismo, sempre di natura inconscia, che potrebbe soggiacere al funzionamento del soggetto <<tirapacchi>> è quella di detenere il potere sull'Altro.
Come se il Soggetto dicesse inconsciamente:
<<gestisco io il tempo in cui vedersi, ho io il controllo>> dunque, rinvii, slittamenti e rimandi rispondono in questo caso perlopiù al motivo inconscio di sentire per questo Soggetto che detiene il controllo e, quindi, detiene il potere psichico ed emotivo sull'Altro.
Talvolta, il bisogno di controllare l'Altro nasce da una paura profonda del tutto inconsapevole di sentirsi in balia, di essere alla mercé, pertanto, di non potersi "affidare".
Sentirsi così vulnerabile rappresenta per il nostro Soggetto un rischio terrificante, cui non può esporsi, dunque Egli/Ella ha necessariamente, urgentemente, imprescindibilmente, il bisogno di "riprendere il controllo" fortemente, rigidamente, categoricamente, imponendo all'Altro mancati incontri e frustrazioni, talvolta mortificanti e squalificanti.
3. Altro fattore è la PAURA della relazione:
questo elemento è spesso interconnesso, intrecciato con il bisogno di controllo sopra enumerato, poiché <<tanto più temo di entrare in relazione con l'Altro che potrebbe ferirmi, trafiggermi, non corrispondere al mio amore, abbandonarmi e quindi ingenerarmi una sofferenza lancinante, tanto più avvertirò il bisogno di controllarlo oppure di fuggirne>>.
Una paura così profonda e radicata clinicamente si spiega alla luce di antichissime relazioni affettive precarie, spesso relazioni primarie che hanno lasciato nel nostro Individuo un vissuto di disagio, solitudine ed angoscia talmente devastanti, che in età adulta, la relazione con l'Altro lo paralizza e inevitabilmente lo terrorizza.
4. Un profondo vissuto di INADEGUATEZZA: in questo tipo di Soggetto l'incontro con l'Altro diviene occasione di una prova ardua e "insuperabile".
La sensazione di inferiorità, vergogna, inadeguatezza sono talmente poderose e massicce, da non riuscire a presenziare all'incontro che pur tuttavia Egli/Ella stesso/a desidera fortemente.
In questo Individuo la percezione di una propria presunta inferiorità è tale da portarlo/a a vivere la situazione di incontro come una fonte di stress insostenibile.
La sensazione che la circostanza di incontro con l’Altro apporti uno stress eccessivo deriva dal percepirsi poco equipaggiati, poco strumentati delle abilità comunicative, poco forniti delle competenze, incerti sulla propria desiderabilità in quanto Individuo, sulla propria piacevolezza estetica, insufficientemente dotati di un ‘bagaglio’ in termini di contenuto conversazionale, elementi di inadeguatezza (tutti), tali per cui l'incontro con l'Altro necessariamente viene percepito come un "esame dall'esito sfavorevole", ovvero, come una circostanza al di sopra delle proprie possibilità o potenzialità.
5. Sussiste un tipo di Soggetto, mosso da vissuti di frustrazione, rassegnazione o/e da un timore profondo inerente la propria adeguatezza, il quale indugia nella fase antecedente all'appuntamento poiché gioca con un'immagine di sé che può ancora 'modificare':
la componente identitaria più fantasmatica, in cui può raccontare non soltanto alla sua/o interlocutrice/ interlocutore, ma anche a sé stesso/a, di essere differente, può inventare un'immagine di sé più gradevole, può ridimensionare quelli che percepisce come difetti della propria corporeità, può impreziosire nella propria fantasia aspetti lavorativi ingrigiti e ripetitivi “giocando a raccontarli” come migliori di quelli reali, può nutrire UN DESIDERIO CRESCENTE PER UNA FANTASIA di un incontro erotico straordinariamente soddisfacente e sconvolgente (a cui non poniamo limiti di piacevolezza), dunque, in questa tipologia di funzionamento psichico, la componente della fantasia e del desiderio che antecedono l'incontro reale, possono essere ancora fortemente amplificati prima che il reale vada ad infrangere l'ideale che riempie gradevolmente la psiche del Soggetto desiderante.
L'incontro ideale farcito da aspettative gratificanti, svincolato dalle nostre censure e dai limiti di una situazione concreta (soggettivamente percepiti come “brutture” ed imperfezioni) risulta per questo tipo di Soggetto preferibile ad un incontro reale, imperfetto, appesantito dalle fatiche e dalle frustrazioni del trovarsi faccia a faccia con un Individuo (esteticamente "difettoso" e carico di aspettative a sua volta, in tal senso, più complesso).
In questa modalità psicologica, il desiderio di “ciò che potrebbe essere” (dimensione del desiderio e della fantasia) acquisisce uno spazio psichico preponderante, sino a rappresentare esso stesso una fonte di appagamento psicologico.
6. Un funzionamento psichico certamente poco affascinante o scarsamente interessante da un punto di vista strettamente clinico, pur tuttavia per dovere di completezza qui enumerato, è rappresentato da quel Soggetto orientato a costruirsi un planning di appuntamenti, laddove l'interlocutore/interlocutrice viene “collocato” in ordine di importanza, desiderabilità e piacevolezza secondo un ordine e una sequenza chiari (nella sola mente del nostro Individuo tirapacchi):
Egli/Ella, dunque, gestisce un'agenda di appuntamenti multipla, operando uno “scarto” di momento in momento.
Dispone di un’agenda fitta, valuta con freddezza emotiva se presenziare ad un appuntamento oppure ad un altro.
Questo Individuo si è creato congiuntamente un ventaglio di possibilità di uscita/incontri.
Egli/Ella vaglia di volta in volta il grado di interesse personale, o attrattiva che suscita in Lui/Lei l'incontro in oggetto (senza curarsi di generare delusione, amarezza o sofferenza al destinatario/a del mancato appuntamento).
Un siffatto profilo risulta (a mia opinione strettamente personale) meno interessante e sofisticato da un punto di vista psicologico, ossia, su cui la disamina di elementi clinico-analitici, appare esiguamente articolata.
Durante il bacio intervengono: 146 muscoli, tra cui 34 facciali e 112 posturali, cinque paia di nervi cranici per veicolare al cervello informazioni riguardanti movimenti, temperatura, sapori e odori provenienti da labbra, lingua, guance e naso.
Attraverso la pratica del bacio si determina la trasmissione di una ingente e poderosa nuova fonte batterica (una stima: 80 milioni di batteri nel corso di un bacio della durata di 10 secondi, ne deriva un globale rinforzo del sistema immunitario).
Gli eventi fisiologici innescati non si limitano alla registrazione ed alla elaborazione di sensazioni di base, ma implicano l’attivazione di pattern neurochimici e neuroendocrini specifici, aventi il ruolo di modulatori della motivazione, dello stress, del legame sociale e della stimolazione sessuale.
Una breve sintesi degli effetti fisiologici ampiamente accertati, correlati a questo atto, sul piano della funzione ortosimpatica:
-
aumento della frequenza cardiaca,
-
aumento della pressione sanguigna,
-
aumento della profondità del respiro,
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aumento del diametro pupillare,
-
aumento della salivazione (che causa una disinfezione del cavo orale e dunque dentario),
-
attivazione metabolica (e relativo consumo di calorie),
-
secrezione di serotonina, dopamina e ossitocina (neuromodulatori correlati alla percezione di un innalzamento del tono dell’umore),
-
riduzione del livello del cortisolo, (ormone correlato agli stati di stress),
contemporaneamente sul piano cognitivo, si verifica un re-setting cognitivo-emozionale molto singolare:
-
ritiro del pensiero razionale,
-
diminuzione della prudenza e dell’autocoscienza,
-
effetto rasserenante in contrasto con l’apparente attivazione adrenergica e nor-adrenergica.
Come sopra accennato, la pratica del baciarsi riduce il livello del cortisolo, l'ormone correlato agli stati di stress: i livelli ematici di cortisolo si innalzano notevolmente in tutte le situazioni di allarme, in ragione di questo dato fisiologico, il livello di questo ormone in circolo può ritenersi un indicatore generico o aspecifico di uno stato di allerta, suddetto indicatore, dunque, rispecchia un meccanismo di secrezione funzionale opposto a quello attivo nel corso di scambi rilassanti e/o di natura erotica.
Parimenti, è possibile prendere in esame un altro indicatore fisiologico: l’ormone ossitocina, attivato dall’Ipofisi posteriore, si tratta di un neuropeptide che agisce da mediatore sinaptico, con un ruolo importantissimo nelle circostanze del parto (fisiologia riproduttiva della donna) e dell’orgasmo (per entrambi i sessi); la secrezione di suddetto ormone parrebbe implicata, inoltre, in processi cerebrali necessari per il riconoscimento sociale e nello stabilirsi di legami fra individui della stessa specie.
In occasione del meeting annuale della Society for Neuroscience, Wendy Hill e Carey Wilson, del Lafayette College, hanno presentato uno studio centrato sulle variazioni dei livelli di ossitocina e cortisolo indotte dall’azione di baciarsi o dall’azione di parlarsi conservando il contatto delle mani
[Chip Walters, Affairs of the lips. Sci. Am. Mind 19 (1): 24-29, 2008].
Il pregio e l’originalità del lavoro di Hill e Wilson consistono nell’aver focalizzato l’attenzione sull’obiettivo di accertare i correlati funzionali specifici del bacio.
Lo studio è stato condotto su 15 coppie di fidanzati, studenti di un college, gli sperimentatori hanno operato il confronto (mediante misurazione di livelli ormonali ematici) tra gli effetti prodotti dal bacio e gli effetti prodotti da una condizione di comunicazione confidenziale mediata da un contatto fisico; naturalmente i dati estrapolati relativi ad entrambe le modalità di interazione sono stati rapportati ai livelli fisiologici degli ormoni dei soggetti in assoluta assenza di stimoli.
Le aspettative nutrite dai ricercatori constavano in un netto aumento dell’ossitocina scaturito dalla condizione del baciarsi (da confrontarsi con quello presumibilmente indotto dal parlarsi tenendosi per mano).
Contrariamente alle previsioni di Hill e Wilson, si è registrato un innalzamento dei livelli di ossitocina solo nei ragazzi, mentre nelle ragazze essi sono calati notevolmente, sia dopo il bacio, sia dopo aver parlato mano nella mano.
L’interpretazione di questi risultati si apre a diversificate chiavi di lettura, gli autori del lavoro avanzano l’ipotesi di lettura secondo cui le donne richiederebbero più di un bacio per sentirsi emotivamente o sessualmente partecipi.
Altro studio condotto nel 2005 dall’antropologa Helen Fisher, in collaborazione con ricercatori esperti di diagnostica per immagini, ha rilevato mediante risonanza magnetica funzionale le risposte cerebrali di 17 volontari (10 donne e 7 uomini) posti di fronte allo stimolo visivo di persone per le quali provavano “amore profondo”.
Lo studio rivela un’intensa attività:
nell’area tegmentale ventrale, nel nucleo caudato, nell’insula, nel putamen e nel pallido, ossia nelle medesime aree cerebrali appartenenti al network che governa i sistemi del piacere, della motivazione e della ricompensa
[Aron A., Fisher H., Mashek D.J., Strong G., Li H., Brown L. L. Reward, motivation, and emotion systems associated with early-stage intense romantic love. J Neurophysiol. 94 (1): 327-337, 2005].
.
Questo sottosistema, mediato dal neuropeptide della dopamina, è attivato nel piacere compulsivo e nella risposta innescata da sostanze stupefacenti e dalla classe delle sostanze psicotrope.
Sulla base di questa sovrapposizione, i ricercatori hanno ipotizzato che l’attaccamento affettivo impieghi un sostrato neuronale funzionale sovrapponibile a quello attivato dalle sostanze stupefacenti.
La funzione di diretto accertamento della compatibilità genetica espletata attraverso il bacio non è stata ancora dimostrata.
Baciarsi è un modo estremamente efficace per la trasmissione di ferormoni.
I ferormoni sono molecole biologiche prodotte da organismi animali e rilasciate nell’ambiente esterno aventi funzione di segnale per individui della stessa specie.
Nelle trattazioni divulgative, la ricezione del messaggio veicolato dai ferormoni è in genere assimilata alla percezione degli odori, ma è necessario distinguere taluni elementi:
i ferormoni sono composti di dimensioni maggiori di quelli che conferiscono profumo alle essenze odorose e molti di essi sono inodori, inoltre, elemento caratterizzante della loro azione è costituito dall’innesco di risposte emozionali e sessuali, e tali reazioni non richiedono l’intervento della corteccia cerebrale, a differenza di quanto accade per la percezione olfattiva.
Negli animali, lo studio delle vie nervose attivate dai ferormoni ha condotto da tempo al riconoscimento di una struttura specializzata, indipendente dalle formazioni recettoriali olfattive.
Essa si collega con l’amigdala ed altri nuclei che mediano risposte sessuali.
Ad esempio, nei roditori, la stimolazione dell’organo vomeronasale mediante ferormoni, determina la scarica di un flusso di ormoni sessuali nel torrente circolatorio, ma l’azione non si limita ad effetti di breve termine, perché tale stimolazione è in grado di modulare la frequenza dell’estro, del comportamento riproduttivo e dell’ovulazione.
L’androstenolo, composto presente nel sudore maschile, per la sua azione d’innesco dell’eccitazione sessuale femminile è incluso nell’elenco dei ferormoni umani e impiegato da tempo nella ricerca psicologica per valutare le influenze inconsce sulle preferenze sessuali delle donne.
Nella pratica del bacio, i ricercatori ipotizzano, pertanto, che l’androstenolo assurga al ruolo di messaggero.
L’atto del baciarsi, dunque, determina una condizione di vicinanza tale da aumentare notevolmente le possibilità di scambio di messaggi chimici, purtuttavia, suddetto comportamento non risulta necessario né indispensabile affinché i messaggi chimici raggiungano i recettori, pertanto il ruolo specifico del bacio potrebbe consistere nell’aumentare ‘la vicinanza’ ed, incrementando la durata degli scambi ravvicinati, esso consentirebbe di protrarre ed ampliare una condizione facilitante un candidato partner, avvantaggiando questi a discapito di tutti gli altri candidati emettitori di ferormoni presenti nell’ambiente circostante.
La funzione sopra illustrata potrebbe risultare di fatto conservata nella realtà umana, in ragione del piacere in se stesso, prodotto dall’atto del baciarsi, derivante dalla stimolazione tattile, gustativa e termica delle labbra, delle mucose e della lingua.
Seguendo l’ipotesi darwiniana, analogamente ad ogni altra condotta ed espressione emozionale con carattere comunicativo, l’atto del baciarsi avrebbe consentito un vantaggio selettivo diretto o indiretto, tale vantaggio (secondariamente), avrebbe determinato la conservazione dell’azione/espressione medesima.
I ricercatori hanno cercato di rintracciare in varie specie animali gli antecedenti dell’atto del baciarsi, provando, in tal senso, a definire il valore biologico che ne avrebbe giustificato l’affermazione.
Il legame con il successo selettivo è apparso debole, nella misura in cui l’atto del baciarsi risulta un comportamento rarissimo da osservarsi nelle specie animali e non necessariamente appare determinarsi nell’universo umano.
La maggior parte delle specie animali studiate non mostra l’atto del baciarsi nel proprio repertorio comportamentale; in linea generale, dunque, l’osservazione entro le specie animali ha rilevato un valore relativo di questa pratica in rapporto all’efficacia riproduttiva e all’affermazione in un territorio.
Le specie animali nelle quali la pratica del bacio risulta assente si riproducono con ampio successo, né manifesterebbero svantaggio alcuno nella competizione con specie in cui l’atto del baciarsi è attuato.
Analogamente in un’analisi antropologica, similmente alla prospettiva comparata, ricaviamo una conferma di suddetto valore relativo.
Lo studioso danese Kristoffer Nyrop riporta che le tribù finniche considerano baciarsi “una cosa indecente”; l’antropologo francese Paul d’Enjoy, in uno studio contestualizzato in Cina nel 1897, riferì che i Cinesi di quel tempo consideravano baciarsi sulla bocca “una cosa tanto orrenda quanto il cannibalismo”.
In Mongolia, analogamente, il bacio non è praticato.
Secondo le rilevazioni dell’antropologa Fisher e della sua équipe, tanto più una popolazione è primitiva, e tanto meno tenderà a baciarsi: la pratica del bacio si svilupperebbe in popolazioni evolute.
In una ricerca del 1992, condotta presso il “Kinsey Institute”, centro di ricerca sulla sessualità e sull’amore, la studiosa evidenzia che il bacio non si pratica assolutamente in talune popolazioni primitive dell’America Centrale, non si pratica assolutamente in popolazioni primitive dell’Africa sub-sahariana, non si pratica assolutamente in popolazioni primitive della Nuova Guinea e non si pratica assolutamente in popolazioni primitive dell’Amazzonia.
In sintesi, il bacio non sembra rivestire un ruolo di necessità, né di imprescindibilità in chiave evoluzionistica.
Desmond Morris aveva osservato nei primati la pratica delle madri di masticare il cibo e poi nutrire bocca a bocca i piccoli, introducendo i frammenti di cibo fra le labbra socchiuse di questi.
Egli suppose, perciò, che gli ominidi proto-umani aventi un patrimonio genetico simile a quello delle scimmie, potrebbero aver sviluppato la stessa pratica nelle medesime condizioni.
Nell’ipotesi dell’osservatore, la pressione delle labbra sulle labbra, sarebbe stata conservata anche in condizioni di scarsità di cibo, come modo per calmare, placare, quietare i piccoli affamati nei periodi di insufficienza di cibo, carestie, eccetera.
Successivamente, la pratica del bacio sarebbe divenuta una maniera per esprime amore ed affetto in generale, manifestandosi in modalità diversificate (dal bacio più casto, al più erotico), quale autentico prodotto di un’ulteriore evoluzione di tipo più squisitamente culturale, apparendo nelle varie forme presenti nelle nostre società:
il baciarsi sulla bocca toccandosi le lingue avrebbe una origine prettamente culturale:
la definizione “French kiss”, sembra comparire per la prima volta nel 1923.
IPOTESI SULLA FUNZIONE BIOLOGICA DEL BACIO.
Il compito difficile di provare ad accertare un probabile ruolo biologico del bacio, è stato affrontato da Gallup e collaboratori mediante studi psicologici dai quali sono state tratte conclusioni globalmente accettate da molti studiosi (purtuttavia, ai fini di una più imparziale esposizione, va precisato che i risultati si prestano ad interpretazioni diverse e sfaccettate).
Gordon Gallup, psicologo evoluzionista, ricercatore presso l’University of New York e l’University of Albany, ritiene che l’atto del baciarsi abbia un ruolo nella selezione per l’accoppiamento:
probabilmente originariamente sussistente entro le specie animali, suddetta pratica si sarebbe conservata nella realtà umana con il medesimo fine selettivo, apportando un vantaggio nella cernita del partner sessuale, poiché attraverso il bacio, gli organismi verrebbero a conoscenza della loro compatibilità genetica.
Lo studioso ha condotto uno studio al quale hanno partecipato 122 donne e 58 uomini: il 59% degli uomini e il 66% delle donne ha affermato di aver provato attrazione per un soggetto (potenziale partner) ma, dopo il primo bacio, l’attrazione è subitaneamente svanita e costoro avrebbero deciso di non dare seguito alla frequentazione di quel candidato partner.
Secondo Gallup questo proverebbe l’esistenza di uno scambio di informazioni genetiche in grado di agire sul cervello determinando la tendenza inconscia ad allontanarsi da quel partner.
In tale analisi non vengono tuttavia prese in considerazione ragioni di carattere culturale, di personalità (vale a dire attinenti alla psicologia squisitamente individuale), né peraltro aspetti di complessità relazionale intercorrenti ai due soggetti in gioco (imputabili di un presunto cambiamento delle dinamiche in essere e ipoteticamente responsabili di un mutamento di interesse da rivolgere al candidato).
Sullo stesso piano, le conclusioni cui perviene lo studioso, non prendono in esame le modificazioni della pratica del bacio nel corso dello sviluppo temporale di una coppia partnerale (laddove il venir meno della pratica del bacio è probabilmente maggiormente imputabile a variabili di natura psicologica, culturale ed esistenziale, sia pure in presenza di una compatibilità genetica già confermata/individuata e vagliata).
Interessante e significativo sul piano sociopsicologico un altro studio condotto da Gordon Gallup, concernente il diverso significato attribuito al bacio dai due generi maschio e femmina.
La ricerca è stata svolta presso il “Department of Psychology” of the University of Albany ed ha coinvolto 1041 giovani studenti di entrambi i sessi.
La maggior parte dei ragazzi ha dichiarato di considerare un bacio intenso e partecipato, come un modo per procedere verso il rapporto sessuale, mentre le ragazze hanno prevalentemente riferito di ritenerlo un segno di un coinvolgimento emotivo più profondo “valutando sia se l’altra persona possa essere di prima qualità” (il nostro studioso interpreta quest’ultima affermazione quale: “se l’altra persona possa essere una fonte di DNA di prima qualità”), sia “se possa essere un partner di lungo termine”.
In estrema sintesi, Gordon Gallup dichiara: “Le donne danno molto più valore al bacio rispetto agli uomini. Infatti attraverso un bacio una donna è in grado di valutare se un partner è quello giusto, come anche di valutare se una relazione è arrivata al capolinea. Gli uomini invece darebbero più risalto all’aspetto fisico ed il bacio sarebbe visto come un preliminare del sesso.”
In una prospettiva strettamente evoluzionistica, Gordon e la sua équipe considerano le differenze emerse nell’attribuzione di significato al bacio tra i due sessi quali conseguenze deterministiche di due programmi biologici prefissati.
Secondo loro, le femmine devono investire una maggiore quantità di energia per generare ed allevare figli ed hanno un lasso di tempo fertile più limitato rispetto ai maschi, per questa ragione risulta indispensabile rivolgere una maggiore attenzione nella scelta del partner, a tal fine, pertanto, acquisiscono dal bacio informazioni relative
▬ alla qualità del compagno come padre biologico (ossia qualità di materiale genetico), ma anche informazioni relative
▬ al grado di coinvolgimento affettivo dal quale dipende il legame, che possa o meno garantire una partecipazione alla cura della prole.
Che cosa succede nel cervello quando ci baciamo? DAL BACIO AL CERVELLO.
L’atto di baciarsi è generalmente istintivo e spontaneo e, pertanto, si ritiene che esso possa veicolare informazioni di tipo neuropsicologico. In altre parole, le caratteristiche motorie e gestuali del bacio potrebbero rivelare aspetti della sua organizzazione neurofunzionale nel cervello.
Lo psicologo Onur Güntürkün della Ruhr-University di Bochum, in Germania, ha osservato 124 coppie che si baciavano in luoghi pubblici in tre diversi paesi: Stati Uniti, Turchia e Germania.
Studiando il movimento nell’osculazione ha notato che l’inclinazione del capo verso destra, prima che le labbra si toccassero, era due volte più frequente dell’inclinazione a sinistra.
Il fenomeno non poteva essere spiegato come conseguenza della destrimania, perché la prevalenza d’uso della mano destra è quattro volte più frequente della tendenza ad inclinare a destra il capo prima di baciare.
Per spiegare questa preferenza motoria e posturale automatica nel bacio, Güntürkün ha ipotizzato un’origine indipendente dalla scelta della manualità, considerandola collegata alla prevalenza del controllo corticale da parte dell’emisfero sinistro (lateralità sinistra che governa i movimenti della parte destra del nostro schema corporeo).
Andrebbero condotti numerosi altri studi neuropsicologici di approfondimento per spiegare le caratteristiche di questa asimmetria nella pratica del bacio; la comprensione più sottile potrebbe fornire qualche elemento di importanza non del tutto trascurabile per l’individuazione e per l’analisi di altre funzioni cognitivo-strumentali, al presente, è possibile attestare esclusivamente alcune localizzazioni pressoché costanti:
il supposto controllo corticale da parte dell’emisfero sinistro nel movimento spontaneo dell’atto del baciarsi si collocherebbe nello stesso emisfero del linguaggio, mentre la coscienza spaziale si trova nell’emisfero cerebrale destro.
Le esperienze di apprendimento che modulano postura, gestualità e dinamica psicomotoria in genere risultano complesse e occorrerebbe rivolgere uno spazio anche ad un interrogativo sul ruolo giocato dai fattori culturali altresì in questo ambito più circoscritto.
Il bacio appassionato è un grande regista del desiderio psicofisico più coinvolgente, nella misura in cui tale atto è un ATTIVATORE: esso accende l’eccitazione mentale e fisica; la bocca è ricca di recettori per i ferormoni, sostanze sessualmente eccitatorie che avvertiamo in modo subliminale per via olfattiva e gustativa.
I ferormoni scambiati attraverso i baci erotici stimolano la parte più antica del nostro cervello, il rinencefalo, e aumentano l’eccitazione genitale nell’uomo (sino all’attivazione dell’erezione) e l’eccitazione genitale nella donna (sino alla produzione di secrezioni vaginali).
Quando ci baciamo si attiva la stessa area cerebrale che coordina: la presa di iniziativa, la motivazione, le avversioni, l’aggressività, l’attaccamento affettivo profondo, l’eccitazione ed il desiderio sessuale.
Chip Walters, Affairs of the lips. Sci. Am. Mind 19 (1): 24-29, 2008.
Gordon G. Gallup Jr., Susan M. Huges and Marissa A. Harrison, Sex Differences in Romantic Kissing among College Students: An Evolutionary Perspective. Evolutionary Psychology 5 (3): 612-631, 2007
SUBTLE CEREBRAL DAMAGE AFTER SHUNTING VS NON SHUNTING CAROTID ENDOARTERECTOMY EVALUATED BY S100 NEURON SPECIFIC ENOLASE PROTEINS, INTERLEUKIN 6 AND NEUROPSYCOLOGIC TEST.
Rousas N, Mambrini S, Cumbo M.P, Mazzei R, Zettin M* , Ceruso A,* Puglia A,* Palombo D.
Vascular ed Endovascular Surgery Unit of University Hospital S. Martino, Genova Italy
* University of Torino - Italy
Objective:
Subtle cerebral damage (SCD) during carotid clamping without shunt and cognitive impairment (CI), due to subclinic cerebral ischemia, is an underestimated complication of carotid endarterectomy (CEA). The evaluation of S100 neuron specific enolase (NSE) and IL6 proteins blood levels after CEA has been described as a marker of brain subtle injury.
The aim of our study is to detect differences in SCD and its subsequent CI by measuring S100 neuron specific enolase (NSE) and interleukin-6 (IL-6) blood levels and by neuropsysiologic testing in patients undergoing left CEA with or without shunt employment.
Methods:
Between October 2000 and March 2002, 37 out 55 patients with unilateral = / > 70% left internal carotid artery (ICA) stenosis, after successful (Score > 24 points) Mini State Examination (MMSE) were enrolled in the study. Exclusion criteria included: bilateral ICA stenosis, dementia, previous disabling stroke, brain tumours and neuroleptics therapy . All patients underwent brain CT scan pre-operatively.
Group A (non shunting CEA) included 20 patients and Group B (shunting CEA) included 16 patients. There was not statistical differences as regarding age and sex. Serum concentration of S100, NSE proteins and IL6 were measured before and after ICA cross clamping taking a blood sample from the internal jugular vein (IJV). Galveston orientation and amnesia test (G.O.A.T.) were performed in all patients at the awaking from the general anaesthesia. In the 3rd post-operative day all patients underwent brain CT scan.
Results:
The mean clamping time for the no shunt group was 61 minutes (range 23-145 min) and 32.7 minutes (range 30-120 min) for the shunt group. The post operative CT scan doesn’t show a new lesion. There were no significant differences between pre and post clamping NSE (p=0.37), S100 (p=0.30) and IL6 (p=0.07) concentration. There were, also, no significant differences in NSE (p=0.4). –NSE (p=0.75), S100 (p=0.44) and –S100 (p=0.79) between shunting vs no shunting CEA. The differences of NSE (p=0.10) and S100 (p=0.62) between symptomatic and asymptomatic patients was, also, no statistically significant. The was not a variation in the pre and post neuropsysiologic tests.
Conclusions:
Ours results suggest that CEA without shunt employment is not associated with a significant deterioration of global cognitive functions. Between the two groups a significant variation in serum S100, NSE, IL6 and cognitive tests has not been detected.
COGNITIVE TEST
The mean time employed by each patient for each round of tests has been around sixty minutes.
The evaluated areas have been:
ATTENTION
Stroop Colored Word Test
It estimates the ability to carry out a duty without being influenced by distracting factors.
The Stroop task is one of the most frequently used instruments to investigate selective attention.
In the original version of this task, subjects are asked to tell the ink colour of each item out of a given list.
The items in this list are colours’ names, the subjects have to tell the colour in which each word is printed; to do so, they have to inhibit the usual reading.
For example, the correct answer to the word BLEU printed in green ink is “green”.
The patients can carry out the task correctly by ignoring the meanings of the words.
Reaction Times in simple and complex tasks
Measurements of simple Reaction Times to recognize a visual input which appears on a screen.
In the first half of the trial, visual inputs are displayed on the screen; in a second round, before each visual input the subject hears a sound which acts as a warning.
Go No Go Test
It measures Reaction Times for a task in which the subject has to press a button when he sees the target item on a screen, while not pressing it when appears a distracting item.
Splitted Attention Test
Reaction Times needed to recognize a complex visual configuration which appears on a screen in random times.
Posner Test
This test measures the ability to maintain the attention for a longer period of time and the effectiveness of pre-attentional mechanism: subjects are asked to answer to repeated series of individual inputs submitted in rights or left visual field.
Before each target, a visual suggestion is given, concerning the probable localization, which can be compatible or incompatible with the real localization of the following visual item.
In such condition, both normal subjects and patient with tendency to ignore a portion of visual field, captured target item after a compatible suggestion more rapidly; when the subjects were deceived with a wrong suggestion and the target item was displayed on the other side of the visual field, they took a much longer time to give a proper answer.
CONCENTRATION
Trail Making A and B
It tests the speed in visual research and the attention associated with mental flexibility; in the first part of the test the subject is asked to carry out a duty concerning progressive numbering by making a trail connecting numbers printed on a sheet of paper.
In the second part of the test the patient has to connect numerical and alphabetical elements alternately.
Test of Verbal Fluency
It tests the patient’s ability to develop an adequate strategy lacking an external stimulus.
The subject is asked to tell the greatest words’ number he can beginning with a given alphabetical letter; F; A; S are the most frequently used.
He is given a sixty seconds time limit; he fails if he discovers just a few, or repeat words he already said (Perseveration Phenomenon).
MEMORY
Working Memory Test
It evaluates the short term visual memory by asking the subjects to recognize numbers submitted one by one.
The patient has to detect when the number currently shown is the same as the last bat one.
The patient can achieve a good performance if he can keep in mind only the last two numbers he saw, “deleting” from his short term memory the oldest number each time a new number is shown to him.
Verbal Memory Span
Its full name is disyllabic words serial repetition test. It tests the short term verbal memory called “Span”; it is an adaptation of the number repetition test in Wechsler Verbal I.Q. scale.
The operator tells two disyllabic words, then three words, and so on increasing each time the words’ number in the sequence.
The subject is asked to repeat the words in the same order used by the operator.
RESULTS
The Statistical procedure used is “Analysis of Variance”.
Shunt/No Shunt groups achieve significantly different scores in Posner Test when both the pre-attentional suggestion and the following target are shown on left visual field (significativity level of 0,031).
The experimental groups show a significant difference in Go No Go Test (p=0,50).
Both these results occur at the first administration.
The outcomes illustrated disagree with the expectances upheld by literature: recent literature reports progresses in performances at Verbal Fluency Test in patients underwent left sided endarterectomy.
The comparison between the three groups has put in evidence more frequently a prominent difference between Shunt group and Control group:
Trail Making part B at T1 (p=0,036).
Trail Making part B at T2 (p=0,022).
Test of Verbal Fluency at T3 (p=0,031).
Stroop Colored Word Test at T1 (p=0,009).
Stroop Colored Word Test at T3 (p=0,028).
Simple Reaction Times at T1 (p=0,007).
Simple Reaction Times at T2 (p=0,049).
Simple Reaction Times with acoustic warning at T1 (p=0,024).
Splitted Attention Test, number of correct answers at T3 (p=0,005) and mean Reaction Time at T1 (p=0,041) and at T2 (p=0,012).
Go No Go Test, number of correct answers at T2 (p=0,024) and mean Reaction Time at T2 (p=0,047).
Posner Test with item target on left visual field and suggestion input deviating toward right visual field at T2 (p=0,031).
Working Memory Test, number of correct answers at T1 (p=0,026) and mean Reaction Time at T2 (p=0,007) and T3 (p=0,004).
In short, 17 times statistical differences concerned the comparison Shunt versus Control groups; but only 5 times these differences occurred between No Shunt versus Control groups.
- Depressione (nel variegato ventaglio dei sintomi depressivi, depressione maggiore o endogena, depressione reattiva, disturbo bipolare e depressione secondaria a stati organici od assunzione di sostanze).
- Disturbi di personalità.
- Ansia (stato d'ansia generalizzato, sindromi ansiose complesse).
- Disturbi dell'umore
- Attacco di panico.
- Conflitti di coppia.
- Fobie.
- Psicodiagnosi (inquadramento di personalità).
- Disturbi della condotta alimentare (anoressia, bulimia, entrambe le manifestazioni cicliche in fasi alternate).
- Schizofrenia e manifestazioni della sfera schizofrenica.
- Elaborazione del lutto.
- Valutazione neuropsicologica (stesura di un profilo di personalità e di performance cognitiva).
- Esame neuropsicologico (finalizzato a definire i livelli di funzionamento di -attenzione- -memoria -coordinamento visuo-spaziale -comprensione e abilità logicomatematiche).
- Individuazione di ritardo cognitivo e quantificazione dello stesso.
- Individuazione di quadro dementigeno e diagnosi differenziale di demenza (Demenza secondaria a disturbi della sfera depressiva o indotta da danni organici o assunzione di sostanze, Alzheimer, quadro dementigeno non inguardabile in diagnosi di Alzheimer).












